L’Appennino Tosco-Emiliano è ormai diventato una delle prime scelte di chi vuole farsi una vacanza di qualità, l’offerta turistica, offrendo in qualsiasi momento dell’anno tesori culturali e paesaggi mozzafiato in grado di soddisfare sia chi predilige una vacanza di tutto relax sia chi ama praticare attività all’aperto, ad esempio camminate o trekking.
Tra le esperienze da non perdere lìArcheopark Fortezza di Verrucole, un luogo imponente e suggestivo incastonato tra i monti della Valle del Serchio, in San Romano in Garfagnana, un vero e proprio museo vivente dove rivivere la vita del castello nel XIII secolo, tra armi, mestieri, rievocazioni storiche, laboratori didattici e spettacoli
Di proprietà della famiglia Gherardinghi tra il X e XIII secolo, nel 1446 la Fortezza di Verrucole passa sotto il dominio della famiglia d’Este di Ferrara e nel 1986 viene acquisita dal Comune di San Romano in Garfagnana che avvia un lungo periodo di restauro. é dall’incontro tra il Comune e gruppo di rievocazione storica Mansio Hospitalis Lucensis che la Fortezza diventa un vero e proprio archeopark gestito. Il progetto nasce da un sogno coltivato da anni da un gruppo di universitari che vogliono avvicinare il grande pubblico alla storia attraverso una modalità di fruizione interattiva, fisica e non statica come spesso succede in molti musei tradizionali. La Fortezza diventa così un museo atipico, un museo vivente. Già varcando la soglia, il visitatore viene catapultato in un’altra epoca accolto da personale in abiti storici, durante la visita della Torre principale ne rivive la storia e la vita quotidiana, attraverso aneddoti e prove pratiche. Alla visita possono poi essere integrati laboratori didattici di approfondimento e momenti conviviali grazie alla presenza di un piccolo punto ristoro che propone anche specialità storiche.
La Fortezza è raggiungibile in auto o autobus (anche granturismo 12 m). E’ necessario lasciare l’auto all posteggio e proseguire a piedi per circa 500 m (consigliate calzature sportive). Per persone non deambulanti o con difficoltà di deambulazione, grazie al finanziamento Ducato Estense, è attivo un servizio di trasporto alternativo un trenino panoramico. Per prenotare chiamare qualche giorno prima della visita al numero 340.3586862
Lasciata la Fortezza di Verrucole il nostro itinerario prosegue verso il paese di San Pellegrino in Alpe, che si trova a 1525 m s.l.m., dal quale si gode di una vista spettacolare sulla Garfagnana.
San Pellegrino in Alpe si trova proprio al confine tra il versante appenninico modenese e quello toscano della Garfagnana e della Media Valle del Serchio, un tempo caposaldo del sistema di difesa del territorio.
Si tratta del centro abitato più alto dell’Appennino: la vita qui rallenta e si ammanta di poesia e leggende. Si narra che il figlio del re di Scozia, alla morte del padre, rinunciò al trono e alla corona per incamminarsi verso la Terra Santa prima e giungere in Italia poi, dove visse come eremita fin quasi ai cent’anni; pare che scrisse la sua storia sulla corteccia di un albero poco prima di morire e che il suo corpo, vegliato dagli animali, venne trovato da una donna grazie all’apparizione di un angelo in sogno. Era il 643 d.C., e nel luogo dove venne ritrovato sorse poi il santuario dedicato agli eremiti Pellegrino e Bianco e, in seguito, un ospizio per accogliere coloro che accorrevano a venerare i Santi. La particolarità di queste spoglie è la loro posizione: si trovano proprio sul confine fra la regione Emilia e la regione Toscana perciò i santi, posti dietro l’altare maggiore nell’urna dentro il tempietto di Matteo Civitali, riposano con il capo e il busto in Emilia e il resto del corpo in Toscana.
Oltre all’affascinante storia che circonda S. Pellegrino in Alpe, il borgo offre altre attività culturali come il Museo Etnografico di “Don Luigi Pellegrini”, ospitato all’interno dell’antico ospitale che offriva accoglienza, ricovero e vitto ai pellegrini, dove si possono vedere le stanze in cui venivano accolti i viandanti di passaggio, oggetti che raccontano le stanze delle case, dalla cucina alla camera da letto, della vita in montagna, del lavoro del vino, e di altri mestieri tradizionali come l’agricoltura, il ciabattino, il fabbro, il falegname, il telaio e il cucito, il lattaio e l’arte di fare le candele di cera.
Chi desidera esplorare i dintorni con emozionanti escursioni non può perdersi il Giro del Diavolo. Il rito, che si compie da secoli, vede il pellegrino prendere una pietra grande in proporzione al peccato da espiare, salire dal borgo fin sotto il crinale percorrendo una ripida salita di penitenza e infine lasciare la pietra ai “Sassi del Diavolo”, un cumulo di rocce che nei secoli è diventato immenso. Questo rito deriva dalla leggenda secondo cui il diavolo volle tentare al peccato l’eremita Pellegrino, ma questo lo colpì con tanta forza da farlo girare tre volte su se stesso (da qui la tradizione di percorrere tre giri intorno al mucchio di pietre) per poi atterrare sulle Alpi Apuane, addirittura bucandole, creando così quello che oggi è il Monte Forato.
Il sentiero per salire e poi scendere è piuttosto semplice ed è un’occasione anche per ammirare tutto l’Appennino e la Pianura Padana fino alle Alpi e per coinvolgere la famiglia in un pomeriggio di trekking nella natura, con la possibilità di riposare al Rifugio Battisti (o La Foce).
A 1529 m s.l.m. si trova il Passo delle Radici, sorgente del torrente Dragone, un valico che separa la provincia lucchese con quella modenese, mettendo in comunicazione la Garfagnana con la valle dell’alto Secchia. Il Passo è una delle mete più ambite dai motociclisti: dati i percorsi lunghi decine e decine di chilometri che presentano mix di curve, salite e discese spettacolari, il tutto contornato da bellissimi paesaggi.
II passo delle Radici è inoltre un punto di accesso al bellissimo parco regionale del Frignano, parco istituito nel 1988 in Pievepelago grazie alla cooperazione di varie provincie e comuni emiliani. Dentro a questo territorio protetto si possono trovare sia specie rare di vegetali come l’abete rosso, il Cerro, l’Ontano bianco e l’Acero montano che tante varietà di animali, tra cui mammiferi (scoiattolo, daino, marmotta alpina, lupo appenninico e così via) e volatili (Aquila Reale, Piviere tortolino, Allocco, gufo, Corvo imperiale, Fringuello alpino e così via).
Inoltre, la riserva può essere visitata e vissuta in vari modi. Si può vivere il parco in mountain bike, pedalando per i percorsi di downhill lungo l’Appennino oppure seguendo i corsi o iscrivendosi alle escursioni organizzate dal Centro Nazionale Cimone Mtb.
In alternativa, si può vivere il parco a cavallo, cavalcando tra sentieri boschivi, strade e borghi. Come se non bastasse, il parco offre anche attività di orientamento e escursionismo, come l’ Orienteering che consiste nel completare a piedi un certo itinerario sconosciuto, soltanto orientandosi tramite una bussola e una carta topografica.
Un’Appennino tutto da scoprire quindi tra storia, cultura e natura senza dimenticare la possibilità di assaggiare una cucina di confine tra la Toscana e Emilia ricchissima di piatti tipici e di prodotti locali di alta qualità.
Gabriel Betti