27/luglio/2022: Autostrade per le Api da Oslo, a Londra, a Milano per salvare gli insetti impollinatori

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Un vecchio e un  bambino si preser per mano
E andarono insieme incontro alla sera
La polvere rossa si alzava lontano
E il sole brillava di luce non vera.
L’ immensa pianura sembrava arrivare
Fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare
E tutto d’ intorno non c’era nessuno:
Solo il tetro contorno di torri di fumo

E il vecchio diceva,
guardando lontano:
Immagina questo coperto di grano,
Immagina i frutti e immagina i fiori
E pensa alle voci e pensa ai colori
E in questa pianura, fin dove si perde,
Crescevano gli alberi e tutto era verde,
Cadeva la pioggia, segnavano i soli
Il ritmo dell’ uomo e delle stagioni”
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
E gli occhi guardavano cose mai viste
E poi disse al vecchio con voce sognante:
“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”
Francesco Guccini

Ho voluto aprire questo articolo un po’ anomalo per la nostra rivista con la struggente canzone di Francesco Guccini nella quale il nonno racconta al bambino di com’era la sua terra prima della desertificazione, un testo purtroppo di grande attualità.
Oltre ai cambiamenti climatici che ormai sono sotto gli occhi di tutti e che ci stanno portando in questi giorni gravi problemi legati alla scarsità d’acqua, ci troviamo, ahimè, ad affrontare un altro grandissimo pericolo, meno evidente, ma che potrà avere grande impatto sulle nostre vite: la moria delle api e degli altri insetti impollinatori causata in primis dall’uso smodato di antiparassitari per uso agricolo.
«Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita», la frase attribuita a Einstein contiene un avvertimento che non possiamo più sottovalutare.
Nella nostra coscienza collettiva sappiamo che non possiamo permetterci di perdere le api, che impollinano oltre un terzo dei fiori, dai quali nascono la frutta e la verdura di cui noi ci cibiamo. La moria delle api porterà un paesaggio sfiorito e arido e un sistema alimentare disfunzionale, si arriverebbe a produrre il 75% in meno di prodotti agricoli con un evidente problema di approvvigionamento alimentare ma anche con una secca perdita economica.
Che fare quindi?
Oltre a sperare che i governi regolamentino l’utilizzo di fitofarmaci in agricoltura, valutandone  l’impatto ambientale ed economico, il settore agricolo ancora non viene monitorato a sufficienza sotto questo punto di vista, molto possiamo fare anche noi cittadini.
Ad Oslo, capitale norvegese, sotto la spinta di un gruppo ambientalista a supporto delle api urbane, nel 2015 è nata la prima Autostrada per le api, iniziativa che si è poi sviluppata nel Nord Europa e a Londra ma che ha trovato sostegno ed applicazione anche in Italia in particolare a Milano e a Fiano in Piemonte.
Non parliamo ovviamente di una vera autostrada, ma di un percorso fatto da piccoli habitat accoglienti, giardini pubblici e privati, pensato per facilitare l’attraversamento dei paesi del nostro territorio agli insetti impollinatori, mettendo a disposizione alveari, stazioni di sosta e aree verdi dove nutrirsi e trovare riparo!
L’autostrada per le api è un corridoio verde di 13 km. che attraversa Oslo con stazioni di polline ogni 250 metri che servono per ospitare e nutrire api e calabroni ed aiutarli a sopravvivere in quei contesti urbani dove i fiori ricchi di nettare scarseggiano, mettendo a rischio la loro sopravvivenza. Un corridoio ecologico, ovvero un’area naturalizzata dove piante e animali sono liberi di spostarsi in tutta sicurezza, dove tutti i cittadini sono stati invitati a contribuire alla creazione. Dai tetti delle case, a quelli delle aziende o delle scuole. Dai giardini pubblici, ai cimiteri. Ovunque si è invitati a seminare fiori, essenze e costruire alberghi per gli insetti, così da fornire agli impollinatori cibo e riparo lungo le arterie principali della città.
“Abbiamo modellato l’ambiente secondo le nostre esigenze, dimenticando che anche altre specie convivono con noi”, spiega all’Afp Agnes Lyche Melvær, a capo della Bybi gruppo ambientalista a supporto delle api urbane, attivo in tutto il Nord Europa. “Per cambiare le cose dobbiamo costruire loro dei luoghi adatti dove vivere e alimentarsi”.
Ognuno di noi può aiutare le api in modi molto semplici e diretti. Piantare fiori per loro appetitosi, e non contaminare questi fiori, che sono il loro alimento, con pesticidi. Andiamo su internet e cerchiamo i fiori che sono autoctoni nella nostra zona e piantiamoli. Piantiamoli in un vaso all’ingresso della nostra casa. Piantiamoli nel nostro cortile, nei prati, lungo i viali. Facciamo propaganda affinché vengano piantati nei giardini pubblici, negli spazi comunitari. Preserviamo i terreni agricoli. Abbiamo bisogno di biodiversità di fiori durante tutta la stagione produttiva, dalla primavera all’autunno. Bisogna riconsiderare attentamente la semina di colture di copertura, come il trifoglio e l’erba medica, per nutrire il terreno e nutrire le nostre api. Abbiamo bisogno di piantare siepi e bordi di fioritura lungo le colture per fermare il deserto agricolo alimentare.
Diventiamo anche noi una operosa ed efficiente società delle api, dove ogni nostra singola azione può contribuire a una grande soluzione, dove ognuno di noi può fare la differenza.
Quindi, facciamo in modo che questo piccolo gesto di piantare fiori senza utilizzare pesticidi sia il vettore di un cambiamento su grande scala.
E infine, ma non meno importante, prendiamoci del tempo per ammirare e annusare i fiori, lasciando che ci riempiano gli occhi con la loro bellezza e riscopriamo quel senso  di meraviglia di cui sempre più ci stiamo privando.
Facciamo in modo che la nostra terra rimanga un paesaggio incantato e non un ricordo struggente da raccontare ai nostri nipoti!

Gabriel Betti

 

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