All’incrocio delle strade principali che collegano la pianura padana alla Toscana in Provincia di Modena, poco distante da Pavullo nel Frignano, sorge il castello di Montecuccolo con il suo borgo medievale. Il castello, posto su un rilievo roccioso all’estremità meridionale di una dorsale ricca di boschi che si incunea profondamente nella valle del fiume Scoltenna-Panaro, occupava una eccezionale posizione strategica, ragione non ultima della sua importanza storica, in una zona di rara bellezza paesaggistica.
La rocca fu devastata dai soldati francesi nel 1799 e abbandonata a se stessa per molti decenni. Per opera del Comune, che ne è oggi proprietario è stato concluso il progetto di restauro del Castello e l’attivazione della foresteria. Nei locali della vecchia foresteria, posta tra le Mura troviamo la Locanda del Condottiero con 5 camere a disposizione degli ospiti, che rappresenta uno spazio ideale per respirare la magia della storia, rivivendo un’atmosfera unica, tra ambienti originali, coerenti e rispettosi dell’ambiente seppur dotati di ogni comfort. Luogo ideale per rilassarsi, sorseggiare un ottimo aperitivo in una splendida cornice, degustare prodotti tipici del territorio, conoscere i piatti della tradizione montanara e della storia della famiglia Montecuccoli.
All’interno il Castello conserva poche decorazioni originarie, tra queste troviamo nel piano nobile un imponente camino di pietra dall’architrave riccamente ornato con al centro il simbolo estense del Diamante, affiancato dallo stemma dei Montecuccoli. Lo stemma dei Montecuccoli è composto da un’aquila posata su sei monti da cui sporgono rametti di olivo. Secondo la leggenda il capostipite Matteo ebbe in sorte Montecuccolo, estraendo da un’urna una coccola d’olivo, mentre il fratello Nereo, estratto un gheriglio di noce, ebbe Montegarullo, dando origine alla famiglia in seguito divenuta nemica. Sullo stesso piano, all’interno della torre di piazza, si trova la stanza dove secondo la leggenda vide la luce nel 1625 il Generale Raimondo Montecuccoli, il più grande capitano italiano del secolo barocco, che regalò fama e notorietà al Castello. Come comandante supremo comandò l’armata ungarica che, alleata del principe di Transilvania, fronteggiò un grande esercito ottomano, forte di più di 100.000 uomini, che dalla Serbia risalivano la vallata della Drava puntando a nord in direzione di Vienna. Montecuccoli ricevette rinforzi dai principati tedeschi e da Luigi XIV di Francia, ma pare che in tutto disponesse di 25.000 uomini. A Szentgotthárd, sul fiume Raab, la città più occidentale dell’Ungheria al confine con l’Austria, il Generale Raimondo ottenne il 1º agosto 1664 la sua più grande vittoria, travolgendo l’esercito ottomano e evitando così all’Austria l’invasione.
Attualmente le sale della rocca ospitano alcune mostre permanenti, tra le quali il Museo Naturalistico del Frignano.
Di grande impatto emozionali la mostra dei “Presepi al Castello” di Giuseppe Ricci. Questi piccoli gioielli di artigianato incastonati in teche e sapientemente illuminati aprono porte di comunicazione con la realtà del passato, grazie al recupero di particolari aspetti paesaggistici, di scorci di case e oggetti di altri tempi, ricchi affezione, amorevolezza e tenerezza, ma anche di valori della tradizione ora perduti. Nei suoi presepi Ricci narra la sua terra e fa rivivere castelli, chiese e borghi del Frignano attraverso il fascino che hanno saputo mantenere nel tempo. Suggestivi teatrini della memoria riproducono interni di abitazioni, botteghe, scuole, frutto di ricordi che rendono omaggio a una civiltà contadina ormai dimenticata.
Continuando alla scoperta del territorio troviamo 5 ponti medioevali di antichissime origini e di disarmante e mantenuta bellezza, accentuata dal paesaggio naturale della catena appenninica, che attraversano in più punti il torrente Scoltenna, padrone serpeggiante della Valle del Frignano.
Alcuni ponti sono decorati con dipinti, altri avvolti in tragiche e sinistre leggende. Il Ponte della Luna, ad esempio, che sovrasta dall’alto lo Scoltenna, è di semplice costruzione con l’arcata a schiena d’asino in pietra ma di notevole altezza rispetto al manto del fiume. Il passaggio del ponte medioevale è stretto, escluso alla circolazione di automobili che possono attraversare il torrente sul moderno ponte immediatamente a fianco. Proseguendo ci si imbatte nel Ponte della Fola e nel Ponte della Fola Alto, situati nel comune di Pievepelago. Il Ponte della Fola è un capolavoro ingegneristico risalente al Medioevo ed è l’unico ponte a due arcate in tutta l’Emilia. Le due arcate sono asimmetriche e a schiena d’asino.
Il ponte della Fola Alto presenta invece un’unica arcata e una vertiginosa peculiarità. Esso scavalca il fiume da un’altezza considerevole poggiando direttamente sulla roccia della gola scavata nel corso dei secoli dall’acqua del torrente. Visto dal basso è impressionante, immerso nel fitto verde della vegetazione, il ponte sembra un braccio naturale che collega le due parti di bosco, separate dall’alto strapiombo per poi ricongiungersi all’altra sponda e reimmergersi all’interno del bosco.
Ma cosa vuol dire fola? Vi sono varie interpretazioni: si potrebbe riferire ai termini di favola, leggenda, racconti che i pastori e i viandanti si raccontavano incontrandosi nei pressi del del sentiero che lo attraversa e che fa parte del cammino di San Bartolomeo, sentiero che collega i luoghi dedicati al culto del santo tra l’Emilia e la vicina Toscana.
Queste sono solo alcune delle “chicche” che potrete scoprire sull’Appennino modenese, territorio che ben si adatta alle diverse esigenze di famiglie, escursionisti, ciclisti e motociclisti assecondando con le proprie peculiarità le varie necessità e mettendo tutti d’accordo con una eccezionale enogastronomia presente su tutto il territorio.
Gabriel Betti